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I consigli del gallerista Sforzini
da IL GIORNO 14.05.2012 – pag.4 LOMBARDIA
di GIAN MARCO WALCH
— MILANO —
STIME, valutazioni, inventari, assistenza alla compravendita. Perito ed esperto della Camera di Commercio di Pavia, Luca Sforzini vanta una conoscenza più che decennale del mercato dell’arte, difficile sino al limite dell’oscurità.
Luca Sforzini, per soldi o per amore? Rinunciare al caldo panorama delle Maldive per godersi nel salotto di casa le più discrete «Tenerezze» di Tranquillo Cremona è una scelta estetica? O un più prosaico investimento?
«Entrambe le motivazioni. Il mercato dell’arte non è mai stato così depresso. Io ho quarant’anni e non conosco risultati d’asta così bassi negli ultimi due, tre decenni. Prenda Sergio Dangelo, nel 1951 fondatore insieme con Baj della Pittura Nucleare: una sua opera, un bel 50 per 70 centimetri, di un periodo non particolarmente pregiato, a tecnica mista, oggi si può acquistare a un prezzo compreso fra i 1.000 e i 1.200 euro. E per i dipinti dell’Ottocento la musica è la stessa. Anche per i Lodola è il momento di comperare».
Una congiuntura favorevole solo per i collezionisti privati? O anche per gli enti pubblici?
«Per tutti. Anche per istituzioni con i bilanci a terra sarebbe il momento di rimpolpare le proprie collezioni. Oggi chi ha un ruolo pubblico e un minimo di liquidità può restituire alla fruizione pubblica opere altrimenti destinate a sparire in ambito privato».
Le crisi, a volte, aguzzano gli ingegni. Qualche scoperta particolare, in questi tempi difficili?
«Quattro tele di Sebastiano Ricci».
Il Veneto vissuto a cavallo del Settecento dal prodigioso mestiere, il virtuoso che sapeva contraffare ogni maniera?
«Proprio lui. Quattro tele difficili da trovare, monumentali, degne di prestigiosi musei. Valutate oggi un quarto di quanto meriterebbero».
Le mostre rivalutano le opere d’arte?
«Sì, se sono bene organizzate. Un conto è l’esposizione allestita dal gallerista: lui tira l’acqua al suo mulino. Altro discorso per le mostre organizzate dal Comune di Pavia o, a Milano, da Palazzo Reale: loro sì riportano l’attenzione su autori dimenticati, li rivalutano».
Proprio Pavia in questi ultimi anni è stata molto attenta a rivalutare i propri tesori.
«È vero, gran parte della mostra sulla pittura italiana nel XIX secolo che ha avuto tanto successo all’Ermitage di San Pietroburgo era costituita da opere della Quadreria pavese. La città ha registrato una svolta, indipendentemente dal colore politico di chi la governa».
Sforzini, lei ha il polso del collezionismo in città ma anche in provincia. Dove tira di più?
«In città, senza dubbio».
Ma le serate nella sua galleria di Casteggio vedono spesso il tutto esaurito.
«Eventi di nicchia. Per i grandi numeri, inevitabile la città».
E il concettuale? Tira ancora?
«Non se ne può più, roba vecchia. Vede, il contemporaneo è difficile: inutile buttare via soldi per un artista che all’estero, a Bruxelles, per esempio, non conosce nessuno».
Ma lei che preferisce Tranquillo Cremona alle Maldive, su quelle isole c’è stato?
«Certo, qualche anno fa, con quella che ora è mia moglie. Bellissime. Ci tornerei».
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Joseph Kaliher, un surrealista tra Lomellina e mondo hippy
Ha scelto di vivere a Vigevano il pittore texano che si ispira a Tim Burton e collabora con Paloma Picasso. I suoi ultimi quadri sono esposti a Casteggio
CASTEGGIO. Fine d’anno in stile simbolista-surrealista: il gallerista Luca Sforzini, che è attratto dall’arte d’Oltreoceano, dopo Michael Green stavolta sceglie l’americano Joseph Kaliher (classe 1970), «per il suo stile inconfondibile fiabesco, apparentemente allegro, densissimo di richiami simbolici e profonde riflessioni sull’animo umano; insomma, un vero e proprio maestro del Nuovo Simbolismo Surrealista».
Kaliher, che dopo il matrimonio con una ragazza vigevanese ha scelto di vivere nella città ducale, è in effetti un artista molto particolare: nato in una comunità di hippy americana, ha sempre viaggiato in tutto il mondo. I suoi lavori hanno ereditato i colori accesi tipici degli hippy e il loro messaggio favolistico e pacifista. Le sue opere mediano tra tecnica pittorica e illustrazione, e immergono il pubblico in un’atmosfera da sogno, vagamente alla Tim Burton. Colori accesi, pastello, ribaltamento delle prospettive, attenzione al mondo naturale e a quello dell’infanzia: Kaliher produce quadri che possono coinvolgere tanto il pubblico più attento all’arte quanto quello dei bambini. Per celebrare questa nuova alleanza, Sforzini ha organizzato una mostra (nella sede di via Porro 2) con il meglio della sua recente produzione. Joseph Kaliher nasce vicino a Ranger, in Texas, ma ha ben poco di americano, perché a due anni segue la madre che si trasferisce in Italia insieme al secondo marito, il duca Emanuele Canevaro di Zoagli. Cresce tra il Bel Paese e l’Inghilterra, terminando gli studi secondari a Leicester, nel collegio dei Padri Rosminiani. Riceve lezioni private nella tradizione d’arte classica dal maestro Maurizio Martelli dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze, e si diploma quindi al rinomato Institut Superieur de Peinture Van Der Kelen et Longelain a Bruxelles, dove si specializza in pittura trompe l’oeil, faux bois et marble alla maniera fiamminga, sotto la tutela di Clemente Van Der Kelen. Apprezzato dal jet set internazionale (collabora, tra gli altri, con Paloma Picasso e con il famoso architetto Michele Bonan), Kaliher lavora anche con la televisione, e crea scenografie per alcuni importanti talk shows. Dopo l’11 Settembre, partecipa all’Art Expo di New York, e da quel momento nelle sue opere si accentua l’aspetto sociale, valore aggiunto determinante per la storicizzazione di un artista che non rifiuta il confronto con il quotidiano. I suoi lavori si trovano, tra le altre, nelle collezioni della Fondazione Enrico Coveri e al Museo di Arte contemporanea di Villa Demidoff a Firenze. Per informazioni tel. 331-4125138.
Chiara Argenteri
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IL GIORNO
SABATO 29 DICEMBRE 2012
Un archivio storico per gli artisti del Pavese
SARÀ UN CENTRO STUDI PER IL TERRITORIO
di STEFANO ZANETTE
— CASTEGGIO — PROVINCIALI i confini, non le ambizioni. Si è costituito, con sede nella galleria d’arte di Luca Sforzini a Casteggio, l’«Archivio storico artisti pavesi -Centro studi sull’arte pavese». Oltre al gallerista e perito d’arte, fanno parte del comitato scientifico-culturale l’archeologo medievalista Filippo Brandolini, il fotografo ed editore Matteo Campanini, lo storico dell’arte e docente universitario Mauro Di Vito e lo storico d’arte ed editore Edoardo Varini. «Gli scopi — spiega Sforzini — sono di raccogliere, catalogare e diffondere conoscenze, informazioni, documenti ed immagini relative ai pittori, scultori ed architetti operanti sul territorio della provincia di Pavia in ogni epoca, senza escludere gli artisti a cui Pavia, l’Oltrepo o la Lomellina han dato anche solo temporaneo rifugio ed ispirazione e le significative figure al di là dei confini amministrativi, la cui influenza li ha varcati». Per tutti gli artisti pavesi, dunque, il neonato Archivio storico e Centro studi si propone «di curarne lo studio, l’approfondimento, l’illustrazione e la divulgazione».
ULTERIORE ma non secondario obiettivo, anche quello di favorire sinergie sul territorio: «Promuovere — ha detto Sforzini -anche d’intesa con le amministrazioni pubbliche locali e regionali, con le Fondazioni, con l’Università degli studi e le scuole, con le biblioteche e gli archivi pubblici e privati, con gli organi d’informazione e i mass-media locali e nazionali, generalisti e specializzati, attività e iniziative volte a perseguire le finalità prepostesi: a titolo d’esempio conferenze, seminari, lezioni, mostre e visite guidate, pubblicazioni». Ultimo degli obiettivi: «collaborare con associazioni e istituzioni, pubbliche e private, aventi finalità analoghe, convergenti o complementari». Al momento l’elenco (definito in costante aggiornamento) degli ‘artisti pavesi doc’ conta ben 228 nomi, in ordine alfabetico da Ezechiele Acerbi (1850-1920) a Enzo Zanotti (1923-2004).
stefano.zanette@ilgiorno.net
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Beni rifugio, in mille li cercano alle aste
PAVIA – Investimenti alternativi oltre i Bot o insieme ai Bot, ci sono oltre mille i pavesi che li cercano in asta. E sono circa 900 quelli iscritti e registrati alla Meeting Art di Vercelli, la più grande casa d’aste italiana. Un boom di adesioni. L’arte come bene rifugio? «Certo . Sul fronte dei dipinti, il contemporaneo è cresciuto moltissimo di quotazione in questi ultimi dieci anni – spiega Pablo Carrara, amministratore delegato dell’azienda vercellese – E’ chiaro che si deve prestare attenzione alle tendenze del mercato. I dipinti dell’Ottocento e l’antiquariato, invece, hanno valori stabili che permettono perciò investimenti sicuri nel tempo».Pavesi in asta, aziende che operano nel settore. Come districarsi. Luca Sforzini, perito iscritto alla Camera di Commercio di Pavia e gallerista osserva: «L’arte contemporanea , è un ottimo investimento – dice – Cercare ciò che piace , ma facendosi consigliare. Starei attento agli emergenti americani , alla nuova generazione di graffitari eredi del grande Basquiat e penso a Tmnk o Cope2. Poi ci sono i grandi come Paul Jenkins E il sudamericano Niermann». Pavesi in arte su cui insistere o investire? «Bè, Marco Lodola è ormai un artista quotato e con un suo mercato forte – risponde Sforzini – Ma io punterei soprattutto sulle sue scatole luminose. E attenzione a un pavese d’origine in attesa di rivalutazione. Mattia Moreni. C’è poi un artista come Mario Raciti che ha avuto e ha forti legami con Pavia che non è certo dimenticato dal mercato ».
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S. Giuletta ritrova il «futurista»
SANTA GIULETTA Il genio futurista di Santa Giuletta, amico di Marinetti: si pensa a iniziative per ricordare la figura e l’opera di Gino Soggetti. L’Archivio Storico artisti pavesi, con sede a Casteggio , lo considera tra i grandi pittori pavesi che meritano nuovi studi e ricerche . E nei programmi dell’amministrazione di Santa Giuletta c’è l’allestimento di una mostra interamente dedicata al pittore nato a Santa Giuletta nel 1898 e morto a Pavia nel 1958. «Ne ho parlato con Elena Cignoli, responsabile della biblioteca – dice Maurizio Brandolini, il sindaco – Raccoglieremo testimonianze su questo artista. La sua famiglia era originaria della zona Monte Ceresino, ancora oggi abitano alcuni suoi parenti». Gino Soggetti è stato artista d’’avanguardia: pur scontrandosi con la diffidenza dell’ambiente pavese, già negli anni giovanili la sua passione gli aveva permesso di farsi apprezzare con quadri innovativi. «Data l’importanza dell’artista, ci rendiamo conto che non sarà semplice preparare una mostra. Ci impegneremo nel reperire tutto il materiale possibile, convinti che il suo paese natale debba fare qualcosa per ricordarlo» conclude il sindaco. Luca Sforzini, perito d’arte casteggiano e tra i fondatori dell’Archivio, ricorda come le opere di Soggetti siano difficili da reperire sul mercato e tutte su palcoscenici di prestigio (a Christie’s Parigi novembre 2012 un’opera del 1926). «Soggetti – dice – fu fondatore de «La Folgore futurista» nel 1916, rivista che ebbe echi europei e fu grande amico di Marinetti. Come Archivio lo vogliamo riscoprire, così come i vogheresi devono prepararsi a valorizzare l’opera di Carlo Gallini, di cui l’anno prossimo cade il bicentenario della nascita». Simone Delù |